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Passaparola - Un autunno di buone nuove per il RRF

Recovery and Resilience foto

Mentre prosegue il dibattito in Italia sulla messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è tempo di bilanci per il Recovery and Resilience Fund a livello europeo. Ormai giunto a metà percorso, lo strumento, operativo fino alla fine del 2026, riflette su sé stesso grazie alla recente pubblicazione, da parte della Commissione, di due documenti di rilievo: il Terzo Rapporto Annuale e un’analisi sulle prospettive imprenditoriali dell’iniziativa nel territorio dell’Unione.

Al netto dei dati di rendiconto generale (oltre 82 miliardi di € in investimenti a sostegno diretto delle imprese e più di 900 riforme in corso per la riduzione della burocrazia e lo sviluppo dei processi aziendali), il report si concentra sui progressi fatti registrare dopo il 2023 e fino ad aprile 2024, superati i prevedibili ritardi determinati dal conflitto in Ucraina, dall’inflazione e dai blocchi delle catene di approvvigionamento.

Nel periodo in questione, infatti, il Consiglio ha approvato 26 capitoli di spesa, destinati all’attuazione di riforme e investimenti a beneficio delle forniture energetiche, della transizione verde e delle famiglie vulnerabili. Se ad oggi la Commissione ha erogato oltre 267 miliardi di €, ossia più del 40% dei finanziamenti disponibili, entro la fine del 2024 è prevista la distribuzione di almeno altri 300 miliardi.

Non manca l’invito ad un ulteriore sforzo per l’attuazione dei Piani nazionali entro i prossimi due anni, che dovrebbe avvalersi della semplificazione dell’attuazione dello strumento. Risale a quest’estate, infatti, l’introduzione di procedure più semplici negli orientamenti, con particolare attenzione dedicata alle modalità di revisione dei piani. Oltre alla razionalizzazione degli obblighi di comunicazione, è stata fatta inoltre maggiore chiarezza sulle modalità per abbinare l'RRF ad altri fondi europei al fine di rafforzare le sinergie ed evitare sovrapposizioni.

In tema di rafforzamento della trasparenza, infine, è stato consolidato in maniera costante il quadro di audit e controllo, ed è da segnalare un’analisi approfondita dei dati nazionali sui 100 principali destinatari finali dei finanziamenti.

Da citare, in conclusione, due iniziative italiane messe in luce dal secondo documento: la realizzazione di una piattaforma digitale per l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie, a livello nazionale e regionale, per l'installazione di fonti energetiche rinnovabili e la creazione dello strumento finanziario per le start-up che farà leva sugli investimenti del settore privato, per fornire almeno 400 milioni di euro a sostegno dell'ecosistema digitale e 250 milioni in capitale di rischio per la transizione ecologica.

stefano.dessi@unioncamere-europa.eu

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