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PASSAPAROLA - Parità di genere nell’UE: un percorso a ostacoli

foto gender

Secondo il Gender Equality Index 2024 pubblicato dall'EIGE, nonostante un leggero miglioramento delle statistiche la parità di genere nell'UE rimane una sfida impegnativa, e i progressi fragili e disomogenei. Dalla prima edizione dell'Indice del 2013 (che tracciava i progressi compiuti a partire dal 2010) la parità di genere nell'UE è migliorata di 7,9 punti, raggiungendo un punteggio di 71/100. Tuttavia, l'aumento di 0,8 dell’ultimo anno è modesto se confrontato con il salto annuale di 1,6 punti registrato nell'edizione 2023 dell'Indice.

Il principale ambito di miglioramento analizzato dal rapporto è la parità nel processo decisionale (Power), che dal 2010 è salito di ben 19,5 punti. I risultati ottenuti in altri settori sono di ben inferiori e il loro impatto complessivo minore. I progressi nel campo del lavoro (Work) sono stagnanti: nonostante il gap occupazionale tra uomini e donne si sia ridotto, ciò è stato controbilanciato da forti disparità di genere nella segregazione settoriale. Per quanto riguarda l’aspetto dei guadagni individuali, il gender gap è  particolarmente ampio e in continuo aumento a scapito delle donne (in particolare nelle coppie con figli, tra i 50-64enni e tra le persone con un livello di istruzione elevato). Resta ancora molto da fare in ambiti chiave come la salute e la gestione del tempo privato. Infatti, le donne nell’UE continuano a sopportare un onere sproporzionato di cura, vedendo così ostacolate le opportunità professionali e lo sviluppo personale.

Quanto a performance Paese, i punteggi variano molto da Stato a Stato e passano dagli 82 punti della Svezia ai 57,5 punti della Romania. Rispetto all’anno precedente, i maggiori progressi sono registrati da Malta, Repubblica Ceca e Lituania. L'Italia, insieme al Portogallo, ha registrato i maggiori progressi dal 2010 (+15,9) e, in generale, sta avanzando più rapidamente della media. Metà dei Paesi dell'UE si attesta sopra i 70 punti, e solo la Svezia supera gli 80; la “union of equality” dovrà ancora attendere prima di divenire realtà.

chiara.gaffuri@unioncamere-europa.eu

 

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