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L'Intervista - Domenico Campogrande

foto Campogrande
  • Quali sono le principali sfide e opportunità per il settore europeo delle costruzioni legate alla doppia transizione?

Con la doppia transizione, le imprese edili stanno adattando il loro modo di lavorare. Il che rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Il Green Deal, ossia il Patto Verde dell’Unione europea, ha portato a una serie di nuove norme e le aziende devono far fronte a nuovi obiettivi ambientali (ad esempio, nella ristrutturazione degli edifici). Stanno usando nuovi materiali e applicando nuovi metodi. È un’opportunità per il nostro settore di migliorare l’ impronta di carbonio, di costruire edifici e infrastrutture più sostenibili.

Naturalmente, non è facile. Innanzitutto, questo processo si alimenta con importanti nuovi investimenti per le aziende, che spesso sono PMI. Il sostegno finanziario, a livello nazionale ed europeo, è quindi fondamentale. Ciò significa anche che i lavoratori edili devono sviluppare nuove competenze. Si tratta di una sfida enorme, soprattutto considerando la carenza generale di manodopera e competenze che il settore si trova ad affrontare. Ecco perché bisogna puntare a sostenere e sviluppare attività di miglioramento e riqualificazione.

Consideriamo però la doppia transizione anche come un momentum per rendere il nostro settore più attraente, soprattutto per i giovani e le donne.

Con la digitalizzazione del settore possiamo, ad esempio, migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori, la salute e la sicurezza sul posto. Inoltre, vengono creati nuovi profili lavorativi. Vogliamo assicurarci che le PMI del settore edile siano coinvolte nella transizione digitale. Questo è il motivo per cui la FIEC è impegnata in una serie di attività, azioni e relazioni per poter rispondere a tutte queste questioni. Lo facciamo specificatamente in un gruppo di lavoro da noi presieduto e denominato “Costruction 4.0”.

La digitalizzazione non è un obiettivo in sé, ma piuttosto un mezzo per accelerare il percorso verso altri obiettivi (ad esempio, l’aumento della produttività, condizioni di lavoro più sicure, il raggiungimento di un’economia europea a zero emissioni di carbonio entro il 2050, ecc.).

Nel nostro settore è necessario incoraggiare e accelerare la transizione ‘digitale’. Esiste un interesse economico per farlo, ma esistono diversi ostacoli all’adozione della digitalizzazione. Tra questi figurano la natura frammentata del settore e il fatto che il 95% delle imprese edili ha meno di 20 dipendenti. Sono aziende che non hanno il tempo e le risorse finanziarie per investire nella digitalizzazione e formare i propri dipendenti all'uso delle nuove tecnologie.

  • All’avvio della nuova legislatura europea e alla creazione di un Commissario per le politiche di “Housing”, quali ritiene debbano essere le priorità della futura agenda Ue in questo settore?

Pur sostenendo gli obiettivi generali del Green Deal, la spinta verso soluzioni più verdi e sostenibili sta registrando un impatto sui costi: attualmente, prodotti e macchinari “verdi” sono più cari di quelli tradizionali; il necessario rispetto ad alcune normative ambientali (ad esempio, la Direttiva sull’Efficienza Energetica, nota come “EPBD”, la Legge sul Ripristino della Natura, la Strategia dell'Ue per il Suolo, la gestione dei rifiuti, la qualità dell'acqua...) limitano la possibilità di costruire. E comportano costi più elevati.

Una delle conseguenze, osservate negli ultimi mesi in vari Stati membri, è un forte calo nella costruzione di nuove abitazioni.

Non sorprende, quindi, che la Presidente Ursula von der Leyen abbia inserito - tra le priorità della sua nuova Commissione europea - la questione della “casa” e in particolare della “casa a prezzi accessibili”, proponendo anche la nomina di un Commissario con questa specifica competenza.

Abbiamo accolto questa proposta in modo estremamente positivo perché, anche se non risolverà tutte le sfide che l'edilizia deve affrontare, rappresenta comunque un primo passo nella giusta direzione: sebbene la politica abitativa sia di competenza degli Stati membri, la FIEC sottolinea l’urgente necessità di una risposta coordinata dell’Unione per affrontare la carenza di alloggi a prezzi accessibili.

Per quanto riguarda le priorità, è necessario mettere in atto - con urgenza - misure per garantire l’accesso agli alloggi a prezzi accessibili, sia dal lato dell'offerta (promozione della produttività attraverso la digitalizzazione, la ricerca e lo sviluppo, l’innovazione, la costruzione modulare, ecc.), sia dal lato della domanda (incentivi finanziari, attrazione di investimenti privati, sostegno a prestiti e mutui, semplificazione amministrativa, ecc.).

Ma va anche affrontato il problema della carenza di manodopera e di competenze nel settore delle costruzioni. Bisogna quindi lavorare sull’attrattività del settore e sul fronte dell’istruzione e della formazione professionale dei giovani, nonché sull’apprendimento permanente per aggiornare le competenze dei lavoratori.

  • Supporto europeo all’Ucraina: FIEC ha creato la “Task Force Ukraine” a favore della ricostruzione del Paese. Può approfondire il funzionamento dell’iniziativa?

Poco dopo l’inizio della guerra, la FIEC si è mossa in maniera tempestiva ed abbiamo deciso di istituire una Task Force che si dedica alle questioni e ai vari aspetti legati alla futura ricostruzione dell’Ucraina. È stato possibile grazie alla stretta collaborazione con il nostro membro ucraino, la Confederazione dei Costruttori Ucraini (CBU – Confederation of Builders of Ukraine). La Task Force è presieduta dal Presidente onorario della FIEC, Kjetil Tonning. Il primo incontro si è tenuto nell'estate del 2022. Fra i vari risultati dei lavori e relazioni in seno alla Task Force, spiccano le Raccomandazioni per la futura ricostruzione dell'Ucraina (aprile 2023). Valutate positivamente da gran parte della nostra ‘community’, sono state accolte particolarmente bene per il valore aggiunto che apportano nella gestione di materie e pratiche come, ad esempio, l’adeguamento agli standard dell’Ue e la prevenzione della corruzione.

Firmato assieme al partner con cui FIEC partecipa al Dialogo Sociale europeo, l’EFBWW (European Federation of Builders and Wood Workers), il Memorandum of Understanding sulla ricostruzione sostenibile dell'Ucraina si concentra sulla formazione, sulla promozione di posti di lavoro di qualità, ecc.

Continuiamo a svolgere un ruolo importante e proattivo per la definizione delle sfide, rischi, risorse e portata della fase di ricostruzione di un Paese devastato dal conflitto. Lanciamo eventi tematici che parlano ad un pubblico globale, o vi partecipiamo con ruolo attivo. Siamo partner del Recovery Reconstruction Forum nell’ambito di ‘ReBuild Ukraine’: la prossima edizione sarà ospitata proprio il 13 e 14 novembre 2024 a Varsavia. Vi prenderanno parte diverse istituzioni, organizzazioni internazionali, esperti, finanziatori, investitori, imprese e un ampio raggio di stakeholder. Noi ci saremo.

Riconoscendo che più parti interessate, provenienti da diverse parti della catena di costruzione (architetti, ingegneri, ponteggiatori, ecc.), sarebbero interessate ad apportare la propria expertise alla Task Force, la nostra Federazione ha fatto in modo che fosse ampliata, in modo da includere i migliori contributi di settore.

La CBU è attiva in questi incontri, ai quali partecipano regolarmente anche rappresentanti della Commissione europea e della Missione ucraina presso la Ue.

Lo scopo principale è centralizzare e coordinare informazioni e iniziative per la ricostruzione dell'Ucraina dopo la guerra. Data la varietà di attori che hanno espresso interesse ad assistere l’Ucraina nei suoi sforzi di ricostruzione, un approccio coordinato attraverso la FIEC è particolarmente importante, soprattutto per evitare risultati indesiderati come la duplicazione degli sforzi.

La Task Force serve anche a raccogliere e condividere informazioni strategiche come quelle riguardanti i finanziamenti. Per esempio, si vede il forte interesse per lo “Strumento finanziario per l’Ucraina” proposto dall’Unione europea.

La nostra continua attenzione e presenza alle iniziative dedicate all’Ucraina dimostrano l’impegno di FIEC ad indirizzare gli sforzi di ricostruzione. E, soprattutto, la solidarietà verso i nostri colleghi ucraini della CBU ed il popolo ucraino.

  • L’impiego di manodopera qualificata rimane una priorità per il settore. Qual è la Vostra valutazione in merito all’implementazione della “Direttiva sul distacco dei lavoratori” (Posting Directive) e alla proposta Ue sul Talent Pool?

Il nostro obiettivo è promuovere la mobilità sicura ed equa dei lavoratori edili all’interno dell’Unione europea. Non esiste una soluzione miracolosa in questo campo, ma la mobilità dei lavoratori edili contribuisce a risolvere il problema della carenza di manodopera e competenze.

La Direttiva sul distacco dei lavoratori, la cosiddetta “Posting Directive”, è un atto legislativo fondamentale per il settore. La nostra attenzione attualmente è rivolta alla sua corretta implementazione e applicazione a livello nazionale. Abbiamo constatato alcune lacune nell’attuazione delle norme, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle informazioni relative all’applicazione delle norme locali in materia di retribuzione applicabile e le corrispondenti indennità aggiuntive. Senza queste informazioni è molto complicato per le imprese conformarsi alla legislazione vigente.

Quanto alle politiche europee atte a facilitare il reclutamento di lavoratori provenienti da Paesi terzi, FIEC ha accolto favorevolmente la proposta dalla Commissione europea: la creazione di un “EU Talent Pool”. Questo strumento è parte di un pacchetto di misure denominato “Skills and Talent Mobility Package“, presentato il 15 novembre 2023, con l’obiettivo di rendere l’Europa una destinazione più attraente per i talenti globali (dai Paesi extra-Ue) e stimolare la mobilità interna all’Unione.

L’iniziativa incontra bene le esigenze del comparto edile, poiché la nostra ‘industria’ figura nell’elenco delle occupazioni che registrano maggiori carenze di manodopera e profili qualificati. Tale elenco è allegato alla proposta legislativa. Riteniamo che possa rappresentare uno strumento efficace per i datori di lavoro, per favorirne l’assunzione di cittadini di Paesi terzi in modo sicuro. Tuttavia, è importante che l’EU Talent Pool sia facilmente accessibile a chi offre contratti di lavoro. Il che non dovrebbe dar luogo ad ulteriori oneri amministrativi.

Sarà inoltre fondamentale coinvolgere le parti sociali di settore: sono attori consapevoli delle esigenze delle aziende. Infine, non dovremmo dimenticare che attrarre forza lavoro da Paesi extra-Ue è solo una delle diverse ‘strade’ per affrontare la carenza di manodopera e competenze. Non dimentichiamo che le carenze possono essere risolte solo implementando soluzioni a tutti i livelli (attrattività del settore, istruzione e formazione, misure tese a migliorare la salvaguardia della salute e della sicurezza sul lavoro, ecc.).

d.campogrande@fiec.eu

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