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Editoriale - Primi messaggi della nuova legislatura

Bandiera europea

In queste settimane che ci dividono dalle audizioni dei Commissari designati al Parlamento europeo, previste da inizio novembre, diversi gli elementi ricorrenti nel dibattito tra gli addetti ai lavori.  

Il più evidente è rappresentato dal segnale di forte centralizzazione lanciato dalla Presidente Ursula von der Leyen. A parte le responsabilità dei sei Vicepresidenti esecutivi nei confronti dei loro colleghi, sono più di quaranta le competenze condivise, così come dettagliato nelle lettere d’incarico che la Presidente ha indirizzato a ciascun Commissario, con la prospettiva di un Collegio formato da ventisei “consiglieri” della Presidenza.

Il secondo dato di fatto è il ruolo preponderante della destra-conservatrice all’interno di tutte le  istituzioni. Al Partito Popolare Europeo, vincitore nuovamente delle elezioni, si affianca una maggioranza di Commissari designati (ben 14) della famiglia PPE, mentre a livello di Consiglio più del 40% dei Paesi si riconoscono nello stesso gruppo politico. Il Partito Popolare Europeo sarà il vero game changer di questa legislatura, in grado di indirizzare decisioni e maggioranze di voto, indipendentemente dai faticosi equilibri che hanno portato alla costituzione di una maggioranza parlamentare.

Il terzo elemento è rappresentato dall’evidente necessità di un rilancio della competitività europea, dopo una legislatura dedicata al Green Deal. Il Rapporto Draghi ha avuto il grande merito di scuotere le coscienze del mondo politico. Ma se sui sintomi del deficit di competitività i 27 sono d’accordo, sulle cause l’analisi congiunta sembra incontrare più ostacoli, mentre sulle azioni da intraprendere la discussione è appena iniziata, come dimostrato dalla recente riunione del Consiglio. Obiettivo dell’attuale Presidenza ungherese è avviare questa riflessione. La Presidenza polacca, che seguirà, si concentrerà sugli aspetti del Mercato interno che impattano la competitività e il tema sarà ripreso ed approfondito anche dalla successiva Presidenza danese. Diciotto mesi in cui si spera di iniziare a sbrogliare una complicata matassa.

Complicata ulteriormente dallo scarso riscontro ottenuto finora da quello che è probabilmente l’appello più accorato che Draghi ha voluto affidare al suo contributo: solo un’Europa in grado di svolgere appieno il suo ruolo, nella piena attuazione del principio di sussidiarietà, potrà rispondere alle sfide che la attendono. Ma si tratterà di un percorso arduo, un confronto a viso aperto con le competenze nazionali per trovare nel livello europeo le soluzioni più opportune.

Flavio Burlizzi

Direttore Unioncamere Europa

 

Aggiornato il