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Editoriale - Coesione: prospettive incerte

politica regionale

La politica di coesione è, da 35 anni, uno dei pilastri dell’intervento finanziario dell’Unione Europea assorbendo, al netto del Next Generation EU, più del 30% del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La crescita europea ha subito negli ultimi due decenni, come è noto, un rallentamento significativo, con 60 milioni di cittadini dell’UE che vivono in regioni con un PIL pro capite inferiore rispetto al 2000 e un terzo della popolazione ubicata in aree che lentamente hanno iniziato a perdere terreno nei confronti del resto dell’Europa. Il rapporto Draghi ha fornito un quadro chiaro delle cause di questa crisi ormai diffusa, rilanciando l’importanza di una politica di coesione in versione 2.0, che possa accompagnare l’auspicata spinta verso una maggiore innovazione e il completamento del Mercato Interno, privilegiando nuovi investimenti su istruzione, trasporti, alloggi, connettività digitale e pianificazione. Un obiettivo ambizioso, che può vedere il nostro Paese giocare un ruolo importante grazie all’incarico affidato al Commissario designato Raffaele Fitto. In queste ultime settimane si sono ripetuti i segnali allarmati dei rappresentanti delle autorità locali, preoccupati dalle prime indicazioni che la Presidente Ursula Von der Leyen ha voluto inviare attraverso le lettere d’incarico destinate al Collegio in vista delle audizioni in programma dal 4 novembre. In quella recapitata al Commissario polacco designato al bilancio, Piotr Serafin, che dovrà disegnare le prospettive finanziarie per il 2028-2034, si introduce un’importante novità: la creazione di piani nazionali, destinati di fatto a sostituire i circa 530 programmi di finanziamento esistenti in ciascun Stato membro. Una vera rivoluzione nelle modalità future di intervento finanziario in Europa. Di fatto un allineamento sulle modalità previste dai Piani nazionali di Ripresa e Resilienza, con approccio fortemente centralizzato a livello nazionale. Le Regioni e le autorità locali coordinano oggi circa il 50% degli investimenti pubblici e il 30% della spesa pubblica negli Stati membri, assicurando il fulcro della politica di coesione. Molto può e deve essere fatto per migliorare efficacia ed efficienza dei fondi, come ci dice anche l’ultimo rapporto della Corte dei Conti europea, ma perdere l’approccio territoriale non può essere messo in discussione. Un miglioramento nella governance, nelle procedure amministrative, una politica sempre più basata sulla performance, più flessibile rispetto alle sfide emergenti, sono alcune delle suggestioni promosse a febbraio scorso nel rapporto del Gruppo di Alto Livello sul futuro della politica di coesione. Da qui si può partire per ridisegnare uno degli assi portanti del prossimo quinquennio europeo.

 

On. Michl Ebner

Vicepresidente di Eurochambres

Capo Delegazione Unioncamere presso Eurochambres

Presidente della CCIAA di Bolzano

Aggiornato il