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EDITORIALE - Intelligenza artificiale: un’Europa che osa, ma che dovrà correre

foto editoriale Ai Continent Action Plan

Nel cuore della competizione tecnologica globale, l’Europa prova a muovere un passo deciso: trasformarsi da semplice regolatore a vero protagonista nell’era dell’intelligenza artificiale. La comunicazione “AI Continent: Action Plan, presentata lo scorso 9 aprile dalla Commissione Europea, ne è un segnale forte. È il tentativo di imprimere una direzione strategica allo sviluppo dell’AI – soprattutto quella generativa – puntando su un ecosistema europeo più competitivo, inclusivo e, soprattutto, capace di creare valore.

L’Action Plan si inserisce nel più ampio orizzonte del decennio digitale europeo e nell’attuazione concreta dell’AI Act, andando ad affrontare alcuni nodi ormai ben noti del panorama continentale: accesso limitato a infrastrutture avanzate, frammentazione del mercato, carenza di competenze, difficoltà per le imprese – in particolare le PMI – a reperire finanziamenti adeguati.

Il piano si articola su cinque pilastri fondamentali: infrastrutture, dati, adozione settoriale, competenze e quadro normativo. In particolare, si rivolge alle PMI con l’obiettivo di abbattere molte delle barriere che ne frenano l’adozione dell’AI, spesso riservata a grandi attori.

Dal secondo trimestre del 2025 prenderanno il via le prime AI Factories: centri europei ad alta specializzazione per sperimentare soluzioni avanzate di intelligenza artificiale. Attorno a queste nasceranno anche le AI Factories Antennas, una rete di sportelli territoriali, a supporto di startup e PMI. Sul fronte delle infrastrutture, è previsto il rafforzamento delle capacità computazionali tramite supercomputer co-finanziati da EuroHPC, resi accessibili anche al tessuto produttivo.

Sul piano del finanziamento, il lancio dell’InvestAI Facility — uno strumento misto tra fondi UE e BEI — mira ad attrarre capitali pubblici e privati nel settore. Nel 2026 prenderà avvio anche GenAI4EU, con un investimento di 700 milioni di euro in AI applicata a settori strategici come salute, energia, manifattura, scienza e pubblica amministrazione.

Non meno importante il fronte delle competenze: la AI Skills Academy offrirà formazione avanzata, reskilling e borse di studio, anche in collaborazione con gli European Digital Innovation Hubs. E, sul piano normativo, l’AI Act Service Desk supporterà le imprese nell’allineamento ai nuovi obblighi.

Proprio sul fronte regolamentare, la Commissione ha anche riconosciuto l’importanza di semplificare l’applicazione dell’AI Act, in particolare per le PMI. Oltre agli strumenti di supporto, ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere feedback e proposte su come rendere l’attuazione del regolamento più fluida, lineare e sostenibile. Si tratta di un passaggio cruciale: trasformare la compliance da onere a opportunità sarà determinante per la fiducia e l’adesione del sistema produttivo europeo.

Una delle dimensioni più interessanti – e aperte – riguarda proprio la costruzione di una rete territoriale per l’adozione diffusa dell’AI. La Commissione avvierà presto una call per selezionare soggetti in grado di animare le AI Factories Antennas, ovvero quei punti di contatto locali che possano tradurre il potenziale tecnologico in opportunità concrete per le imprese. In questo quadro, la rete delle Camere di Commercio può rappresentare un attore naturale: presenza capillare, rapporto quotidiano con le PMI, conoscenza del tessuto produttivo e capacità di tradurre strumenti europei in soluzioni operative.

Già oggi, molte Camere sono protagoniste nei Digital Innovation Hubs, nei servizi PID, nelle attività di orientamento e formazione su tecnologie emergenti. Il passo successivo potrebbe essere proprio quello di farsi promotrici – o partner – di queste antenne locali, rafforzando ulteriormente il ruolo di "infrastruttura istituzionale per la transizione digitale" del sistema imprenditoriale italiano.

È, indubbiamente, un’agenda ambiziosa. Ma come ogni grande piano europeo, il successo non sarà determinato solo dalla qualità delle idee, bensì dalla loro concreta attuazione. Le risorse stanziate — pur importanti — potrebbero rivelarsi insufficienti rispetto alla rapidità e alla scala dell’evoluzione globale. I 200 miliardi di InvestAI rappresentano un segnale politico forte, ma servirà molto più che un’iniezione di capitale: servirà velocità, inclusività e la capacità di trasformare l’Europa in un terreno fertile per l’innovazione.

Il rischio, altrimenti, è che l’AI resti una promessa — o peggio, un terreno di gioco altrui. E per un continente che ambisce a essere protagonista del futuro digitale, sarebbe una rinuncia troppo grande.

Ana Sarateanu


Direttrice Unioncamere Europa

Aggiornato il