Il riconoscimento dell'Unione
L’Unione, fin dal 1902, prese una serie di iniziative in favore della riforma della legge sulle Camere di Commercio; in quell’anno, infatti si insediò la commissione parlamentare - guidata da Elio Morpurgo, presidente della Camera di Commercio di Udine – per l’adeguamento dei meccanismo elettorale delle Camere di Commercio alla legge provinciale e comunale e per la trasformazione delle elezioni parziali dei consiglieri da biennali a triennali.
In seguito ad un lungo processo di gestazione, la legge di riforma vide la luce il 20 marzo 1910 e venne accolta come una vittoria dall’Unione in quanto riconosceva il diritto delle Camere di Commercio di “costituire unioni o federazioni permanenti”, disciplinate da “regolamenti speciali deliberati dall’assemblea delle Camere ed approvati dal ministero dell’Agricoltura, industria e commercio”.
La legge 121/1910, tuttavia, non aveva accolto tutte le richieste dell’Unione: il regime del personale dipendente rimaneva di natura privata , le spese elettorali erano poste a carico delle Camere e veniva introdotto il regolamento di contabilità. D’altro canto, il registro ditte, la codificazione degli usi e l’arbitrato costituivano funzioni qualificate che si aggiungevano a quanto già previsto dalla normativa precedente.
Il regolamento applicativo – previsto dalla legge all’art. 69 – venne pubblicato con regio decreto del 19 febbraio 1911 e la legge, pertanto, poteva entrare in vigore anche per quanto riguardava in modo diretto l’Unioncamere. La parte più spinosa dell’adeguamento alle disposizioni legislative era la modifica dello statuto richiesta dal ministero, con la conseguente revoca ai segretari (in quanto dipendenti delle Camere di Commercio) del diritto di presenziare ai lavori dell’assemblea con voto consultivo e alle Camere maggiori di avere una rappresentanza permanente nel comitato esecutivo. Il riconoscimento giuridico era, però, indispensabile alla sopravvivenza dell’Unione, che modificò lo statuto, approvato il 23 maggio 1912 con decreto del ministro Francesco Saverio Nitti.
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