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Casa Editrice Leo S. Olschki Srl

Logo Impresa assente
Forma Giuridica
S.r.l.
Camera di Commercio
CCIAA Firenze
Settore
Industria
Sito web
www.olschki.it
Email Impresa
info@olschki.it

Sede

Indirizzo
viuzzo del Pozzetto n. 8
Cap
50126
Comune
Firenze
Provincia
Firenze

Informazioni storiche

Attività Storica
Casa editrice
Cap Sede Storica
0
Provincia Sede Storica
Non specificata
Data dichiarata avvio attività
1886
Descrizione Attività storica

Libreria antiquaria editrice; in seguito casa editrice.

Profilo storico

L’attività prende avvio nel 1883, quando Leo Samuele Olschki, figlio di un tipografo di Johannisburg, nella Prussia orientale, decide di trasferirsi in Italia per impiantare un’attività editoriale. Sceglie Verona dove, dopo un breve apprendistato in una libreria locale, fonda nel 1886 la libreria antiquaria editrice. La nascente impresa decolla rapidamente sfruttando la capacità di Leo nell’individuare e stimare preziosi cimeli tra incunaboli e cinquecentine, diventando punto di riferimento del libro antico. Nel 1889 fonda la rivista «L’Alighieri», primo omaggio al grande poeta che resterà la sua grande passione e un punto di riferimento a tutt’oggi presente nella produzione editoriale. Nel 1890 si rende conto che la realtà veronese non gli assicura l’apertura internazionale a cui aspira e decide di trasferirsi a Venezia dove resterà sette anni. Una breve esperienza che tuttavia lascerà impresso sui suoi volumi il marchio dello stampatore veneziano di fine ’400, Lazzaro Soardi, che porta nel suo logo le stesse iniziali del fondatore. Nel 1897 decide di trasferirsi a Firenze dove, assieme all’attività antiquaria, decolla quella editoriale con l’avvio di nuove collane di letteratura, linguistica e soprattutto di studi bibliografici. Gli anni che precedono la grande guerra sono di grande attività sul mercato antiquario attraverso contatti con collezionisti di oltreoceano come Walters e Morgan, mentre nel settore editoriale si aprono collaborazioni con d’Annunzio, Lando Passerini, Bertoni e studiosi italiani e stranieri. L’ondata di germanofobia che attraversa il paese lo travolge per le sue origini prussiane: è costretto all'esilio a Ginevra da dove tuttavia continua l’attività creando anche una succursale ginevrina, alla quale attenderà dopo il 1928 il figlio Cesare. Alla fine della guerra Leo rientra in Italia: l’attività antiquaria segna il passo e lascia più campo a quella editoriale. Nonostante il suo carattere accentratore, inizia a coinvolgere i figli, vedendo fin dall’inizio crescere la propensione di Cesare verso l’attività antiquaria e quella di Aldo per l’editoriale. L’emanazione delle leggi razziali del ’38 lo costringe nuovamente all'esilio a Ginevra, dove morirà il 17 giugno del 1940. Nel frattempo i figli Cesare e Aldo sono costretti a continuare l’attività in forma semiclandestina cambiando il nome della casa editrice in «Bibliopolis». La disgraziata coincidenza di scegliere sedi in corrispondenza dei ponti, condanna anche la libreria di lungarno Corsini alle mine che fanno saltare il Ponte Santa Trinità. La ripresa pare impossibile, tanto più che le divergenze tra Cesare e Aldo consigliano nel 1946 una divisione dell’attività con il passaggio a Cesare della parte antiquaria e ad Aldo di quella editoriale. Negli anni del dopoguerra c'è la ripresa e nascono nuove riviste tra le quali «Belfagor» e «Lettere Italiane». Tuttavia la produzione procede a rilento per la mancanza di fondi e tra il 1945 e il 1950 vengono pubblicati soltanto 20 titoli. Nella nuova sede di via delle Caldaie, aperta nel 1950, appare sempre più difficile far quadrare i conti e, nel 1959, Aldo si fa tentare dalla proposta dei due fratelli Sindona, Enio e Michele (il banchiere), di acquistare l’azienda. La trattativa è lunga e difficile e alla fine non ha esito positivo. Nel 1962 Aldo decide di ritirarsi e passare l’azienda al figlio Alessandro, che deve garantire il mantenimento dell’attività senza il supporto economico della parte antiquaria. La sua intuizione è quella di far sì che la Casa Editrice diventi il braccio editoriale delle più importanti istituzioni culturali italiane. L’attività è ormai ripartita e alla metà degli anni Sessanta escono ogni anno più del doppio dei volumi pubblicati complessivamente nei sei anni del dopoguerra. In attesa dei nuovi spazi i volumi vengono stipati in un fondo in via Ghibellina, dove purtroppo il 4 novembre del ’66 l’Arno, uscito dagli argini, deposita 5,70 metri di acqua e fango. È una nuova difficile prova da superare. Nel 1969 viene quindi inaugurata la nuova sede di viuzzo del Pozzetto dove attualmente, nella cinquecentesca villa «Il Palagio», continua l’attività dell’azienda. Nei primi anni ’70 l’attività prende un ulteriore impulso con l’apertura di nuove collane e un centinaio di titoli l’anno. Può beneficiare anche dell’ingresso della quarta generazione: Daniele e Costanza. In un decennio molte cose cambiano nella produzione: nasce la fotocomposizione e la stampa in offset a cui si affidano con un po’ di riluttanza le nuove edizioni. L’accelerazione dei tempi porta oggi ad affrontare una seconda rivoluzione con la nuova frontiera del digitale: si digitalizza tutto il catalogo e tutte le collezioni delle riviste. Oggi il catalogo mantiene ancora disponibili volumi di fine Ottocento per un numero complessivo di titoli che ha superato le 4000 unità, senza contare le 26 riviste delle quali sono disponibili tutti i fascicoli pubblicati, in alcuni casi da più di cento anni.

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