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L’Europa allargata: risorse e governance

Con qualche settimana di ritardo, probabilmente a causa delle giornate frenetiche che hanno portato alla definizione delle candidature alla Presidenza della futura Commissione europea, la comunicazione sulle riforme pre-allargamento avvia di fatto il processo di
revisione delle politiche europee, annunciato da Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 2023. Il Parlamento Europeo si era già espresso sul tema nel novembre scorso, con una risoluzione approvata a non ampia maggioranza ma con lo
stesso obiettivo: consentire, a partire da inizio 2025, a istituzioni rinnovate, di allineare obiettivi e contenuti della nuova Unione Europea (a 32, 36 o 37 membri). Per la Commissione la scommessa potrà essere vincente se, da un lato, l’UE riuscirà a garantire
la solidità dei suoi assi portanti. Dai valori (diritti fondamentali, Stato di diritto, difesa della democrazia) alle politiche maggiormente impattate dal cambiamento (doppia transizione, coesione, qualità e sicurezza alimentare, connettività, sicurezza, migrazione). Dall’altro, se l’impegno anche politico dei nuovi potenziali membri, consentirà quelle modifiche strutturali e iniziative legislative necessarie alle riforme. L’integrazione con i nuovi membri potrà essere graduale, dice la Commissione e questo già rappresenta un primo messaggio
importante. Ma i nodi sono altrove. Il bilancio europeo è già sotto pressione e le crescenti richieste di intervento a supporto della doppia transizione e nuovi capitoli, come la difesa europea, non potranno trovare risposta a breve. Senza risorse aggiuntive (risorse proprie, contributi dagli Stati membri o dai Paesi terzi) l’allargamento rischia di essere ritardato sine die. Ma anche le ormai imprescindibili riforme istituzionali ci diranno se il progetto di allargamento è veramente perseguibile. Le prime proposte avanzate nella comunicazione non possono spingersi oltre a soluzioni tecniche quali le clausole passerella, che consentirebbero di passare dall’unanimità alla maggioranza qualificata per numerosi settore chiave. Ma anche su questo punto la sfida è ben altra e bisognerà affrontarla.

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