Composizione negoziata: a due anni dall'avvio salvati oltre 6.100 posti di lavoro
502 le procedure chiuse di cui 96 positivamente. Tasso di successo in crescita:
1 impresa su 4 negli ultimi 3 trimestri
Sono oltre 6.100 i lavoratori che la conclusione positiva di una procedura di composizione negoziata ha consentito di salvare dal licenziamento per chiusura dell’azienda. E’ quanto rivela oggi Unioncamere nel corso di un convegno organizzato a Roma.
A due anni dall’avvio di questa nuova procedura stragiudiziale introdotta per consentire il risanamento delle imprese in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, sono 1.037 le domande pervenute complessivamente alle Camere di commercio. Di queste, oltre 535 sono ancora in corso di gestione, mentre le 502 domande ormai chiuse fanno registrare esiti favorevoli per il 19% dei casi con 96 imprese risanate. Questo risultato si deve soprattutto a una vera e propria accelerazione sperimentata negli ultimi tre trimestri del 2023, in cui oltre 1 procedura su 4 si è chiusa con esito favorevole.
Il dato maggiormente positivo è offerto dal “peso” dei risanamenti aziendali che le soluzioni favorevoli hanno generato. Nel complesso si tratta di circa 6.100 addetti, dei quali 3.200 già acquisiti con le 83 procedure concluse e ulteriori 3mila occupati in 13 aziende che proprio in questi giorni stanno formalizzando la procedura di risanamento. A questo risultato va aggiunto, inoltre, l’effetto benefico del risanamento dell’impresa sui fornitori e su tutte le aziende dell’indotto e della filiera produttiva.
“Le imprese italiane stanno cominciando a comprendere l’utilità e l’efficacia di questo strumento che consente di salvare e rilanciare l’attività economica”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “A due anni dall’avvio della procedura, potrebbe essere utile, però, intervenire con alcuni aggiustamenti, diretti sia a rafforzare la conoscenza dello strumento presso imprese e professionisti, sia a semplificare l’iter procedurale, e soprattutto a migliorare la forza negoziale di questo strumento nei confronti dei creditori pubblici (fisco ed enti previdenziali) e delle banche”.
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