Intorno al Mille, i Frescobaldi si trasferirono dalla Val di Pesa a Firenze. Nei secoli successivi divennero tra le più potenti e ricche famiglie guelfe della città grazie all'attività bancaria e al commercio di prodotti tessili. Presenti anche nel settore agricolo nel 1300 con Berto de' Frescobaldi e suoi eredi avviarono la produzione di vino. Tra il '400 e '500 le fortune della famiglia raggiunsero l'apogeo. L'attività di prestito, infatti, interessava non solo le principali piazze delle Fiandre e dell'Inghilterra, ma finì per coinvolgere anche Costantinopoli e Damasco. Il vino seguiva più o meno gli stessi percorsi. Nella prima metà del Cinquecento, ad esempio, il re inglese Enrico VIII acquistò il vino prodotto dai Frescobaldi, come del resto faceva la stessa cosa il Papato. Nei primi anni del '700 la tenuta di Pomino, sulle pendici dell'Appennino Tosco Emiliano, venne inclusa - con un bando del Granduca di Toscana - tra le quattro zone toscane più importanti per la produzione di vino di qualità. A metà Ottocento, per la prima volta in Toscana, vennero introdotte varietà più precoci tra le quali Chardonnay, Merlot e Pinot bianco. Poco più di un secolo dopo, negli anni '60, Vittorio Frescobaldi scelse di puntare decisamente sulla specializzazione in viticoltura, dando così all'azienda un'impronta decisa. Nel 1980 venne costituita la Marchesi de' Frescobaldi Spa poi trasformata in società a responsabilità limitata con unico socio nel corso del 2006. Attualmente la Marchesi de' Frescobaldi, di proprietà dei cinque fratelli Leonardo, Dino, Vittorio, Maria e Ferdinando, è l'impresa che detiene la maggior estensione di vigneti in Toscana con 1200 ettari e cinque tenute che danno lavoro a più di un centinaio di addetti.