Il 6 dicembre 1908, nei locali della palestra delle scuole elementari di Gattinara, venne fondata da 26 agricoltori la Cantina Sociale Cooperativa di Gattinara. Lo scopo per cui nacque la società fu quello di produrre e commercializzare vino prodotto con le uve conferite dai soci. In questo modo diversi piccoli viticoltori poterono insieme raggiungere una dimensione sufficiente per poter accedere ai mercati cittadini. Nel mercato vinicolo dei primi del Novecento, contraddistinto da vaste aree di produzione per l'autoconsumo, i vigneti del nebbiolo di Gattinara godevano di buona fama e di un mercato relativamente esteso. Prima che si affermasse l'uso delle bottiglie per immagazzinare e commercializzare il vino la Cantina di Gattinara proseguì per anni nella vendita del vino sfuso, che nella maggior parte dei casi veniva ceduto a osterie e locande. La capacità di concentrare le risorse produttive del territorio consentì alla cooperativa di effettuare investimenti, altrimenti fuori dalla portata dei singoli, sia in campo tecnologico che in campo agronomico. Le migliorie nel processo di produzione furono accompagnate da altri investimenti rivolti alla formazione dei soci e dei loro familiari, come la scuola di innesto organizzata presso i vivai di Grignasco e Gattinara nel 1914. L'attività della cooperativa, come risultato del lavoro di un intero comprensorio agricolo, finì per coinvolgere numerose famiglie che avevano nel periodo della vendemmia il culmine di un annata di duro lavoro e insieme l'occasione per intessere relazioni sociali. Nell'arco di un secolo si avvicendarono nella vendemmia gruppi di uomini, donne, bambini e anziani che condividevano il lavoro nei campi. Un momento molto difficile per la Cantina sociale e per tutto il comprensorio si verificò nei primi anni ’70 quando il nome Gattinara, sinonimo fino ad allora di vino di qualità, venne utilizzato per inondare il mercato di prodotto scadente. La fama di questo vino, che Mario Soldati definì “il più degno e aristocratico vino italiano”, ne risultò danneggiata e ci vollero anni per riportarlo all'altezza degli altri celebri vini piemontesi e toscani. La natura stessa della società cooperativa ha posto un freno all'identificazione dell'operato dell'impresa con una persona o una famiglia. Tuttavia la presidenza di Francesco Facciotti, che ha ricoperto la carica dal 1953 per un lungo mandato, ha contrassegnato un periodo di crescita e di successi commerciali. Molte delle famiglie che sottoscrissero l'atto di fondazione della cooperativa sono tuttora rappresentate dagli eredi.