Editoriale - Un futuro per FP10?
Con un budget di quasi 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, una serie di innovazioni importanti ma anche divisive rispetto alle precedenti edizioni, Horizon Europe è sotto la lente d’ingrandimento in vista della presentazione della proposta del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2028-2034, che avverrà il prossimo anno. Il rapporto Draghi aveva già evidenziato alcuni elementi critici al riguardo: dall’alto numero di priorità, all’allocazione degli stanziamenti non del tutto coerente con le necessarie direttrici di sviluppo dell’UE, alla necessità di una governance più tecnica per pilotare al meglio i programmi, alla dotazione finanziaria insufficiente. Al suo fianco, un sostegno del settore pubblico alla R&I inefficiente e frammentato tra i 27 Stati membri e un’assenza di infrastrutture comuni, in grado di supportare i necessari processi di innovazione.
La pubblicazione pochi giorni fa del rapporto del gruppo di esperti guidato da Manuel Heitor, Professore presso l’Istituto Superiore Tecnico dell’Università di Lisbona, già Ministro della ricerca portoghese, incaricato dalla Commissione europea della valutazione intermedia di Horizon Europe e di fornire raccomandazioni strategiche in vista della preparazione del prossimo 10° Programma Quadro (FP10), ha rilanciato il dibattito di questi mesi. La proposta di un’”agenda trasformativa”, in grado di coniugare quattro ambiti d’azione (dall’eccellenza della R&I alla competitività, dalle trasformazioni sociali all’ ecosistema europeo) chiede tra l’altro, con forza, il raddoppio del finanziamento del prossimo FP10 (fino a 220 miliardi di euro) e una gestione della ricerca collaborativa del programma esterna alla Commissione, con la creazione di un Industrial Competitiveness and Technology Council e di un European Societal Challenges Council indipendenti.
Questo mentre nelle lettere d’incarico dei Commissari designati, le cui audizioni inizieranno la prossima settimana, non è fatta alcuna menzione dei lavori di preparazione del prossimo Programma Quadro; e salgono le quotazioni di un nuovo Fondo per la competitività, che assorbirebbe i pilastri dell’attuale Horizon Europe, Digital Europe e Fondo europeo per la difesa, con l’obiettivo di ridurre la frammentazione burocratica, migliorare l’efficienza e la flessibilità dei finanziamenti.
Dopo più di quarant’anni di attività, la ricerca europea si appresta a vivere la sua riforma più profonda. Università, associazioni, centri di ricerca, grandi imprese e PMI guardano con speranza al prossimo QFP.
Le premesse lasciano intendere che il percorso di definizione sarà ancora molto lungo. Anche perché sarà necessario risolvere quanto prima la grande incognita del pagamento dei tassi d’interesse sulle risorse della Recovery and Resilience Facility . “Convitato di pietra” di qualsiasi decisione sulle risorse da destinare al finanziamento futuro dell’UE, a cominciare dal bilancio 2025.
Flavio Burlizzi
Direttore Unioncamere Europa
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